Il Rapporto AlmaLaurea 2022 sulla Condizione occupazionale dei laureati consente di tracciare le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati, mettendone in luce diversi aspetti: dalla tipologia di attività lavorativa alla retribuzione, dal settore e ambito economico di impiego al livello di soddisfazione raggiunto.
Nell’approfondimento che segue, si fa riferimento a quasi 79 mila laureati magistrali biennali del 2016 contattati a 5 anni dalla laurea, in modo da restituire una fotografia di una situazione più stabile degli esiti occupazionali.
I dati mostrano una situazione dove la maggioranza dei laureati magistrali biennali è assunta con un contratto a tempo indeterminato, impiegata nel settore privato e soddisfatta del lavoro svolto, mentre esistono differenziazioni importanti sia a livello di retribuzioni sia a livello di ramo di attività economica in cui ciascun laureato si inserisce.
Tipologia di attività lavorativa a cinque anni: oltre la metà degli occupati è assunto con un contratto a tempo indeterminato
Nel 2021, a cinque anni dal conseguimento del titolo, il lavoro autonomo (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) coinvolge il 14,3% degli occupati (valore in linea con quello riscontrato nella rilevazione del 2019; 6,8 punti in più rispetto a quando furono contattati a un anno dal conseguimento del titolo).
Il grande balzo in avanti, da uno a cinque anni, si osserva però per i contratti a tempo indeterminato, che sono lievitati di 33,3 punti percentuali e che hanno raggiunto il 60,0% degli occupati (+1,4 punti rispetto all’indagine del 2019).
È assunto con un contratto non standard il 18,5% dei laureati. Il restante 7,2%, invece, è occupato con un’altra tipologia di lavoro.
Più del 72% degli occupati è impegnato nel settore privato
Concentrando l’attenzione su coloro che sono impegnati in attività non autonome e che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo aver acquisito il titolo, a cinque anni dalla conclusione degli studi il 72,1% è occupato nel settore privato, il 24,2% è impegnato nel settore pubblico e il 3,7% è occupato nel non profit.
Il confronto tra i due settori consente di sottolineare come il lavoro a tempo indeterminato coinvolga l’82,4% dei laureati occupati nel privato e solo il 28,3% di quelli assunti nel pubblico impiego. Da notare come i contratti non standard caratterizzino ampiamente il settore pubblico, continuando a riguardare il 57,5% degli occupati (rispetto all’11,1% di quelli del privato).
Dove lavorano i laureati a 5 anni dalla laurea
L’indagine a cinque anni dal conseguimento del titolo consente di apprezzare meglio i percorsi di transizione studi universitari/lavoro, mettendo in luce, generalmente, una maggiore coerenza fra studi compiuti e attività lavorativa svolta.
La prima evidenza che emerge è che il 74,6% degli occupati lavora nel settore dei servizi, il 24,3% nel settore industriale e solo lo 0,9% nel settore agricolo.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, si rileva un’elevata concentrazione in soli 2 rami di attività economica tra i laureati del gruppo:
- scienze motorie e sportive (istruzione e ricerca; servizi ricreativi, culturali e sportivi);
- educazione e formazione (istruzione e ricerca; servizi sociali e personali).
Ampio è invece il ventaglio di rami in cui operano i laureati del gruppo:
- politico-sociale e comunicazione (ben 9 rami di attività raccolgono infatti più del 70% degli occupati);
- economico (8 rami);
- ingegneria industriale e dell'informazione (7 rami).
Il quadro qui delineato evidenzia l’esistenza di due diversi modi di porsi della formazione universitaria: quella specialistica, finalizzata a specifici settori di attività, e quella polivalente, generalista.
Tutto ciò rende complesso stabilire se e in che misura, e per quanto tempo, ciò alimenti maggiori opportunità di lavoro oppure costringa a cercare comunque un’occupazione quale che sia il settore di attività economica.
Retribuzioni a cinque anni: in tendenziale aumento
I laureati magistrali biennali percepiscono in media 1.618 euro mensili netti (+5,3%, in termini reali, rispetto all’analoga rilevazione del 2019 e +6,4% rispetto a quella del 2012).
Quello registrato nel 2021 rappresenta il più alto valore nei livelli retributivi dell’intero periodo di osservazione.
Inoltre, l’analisi temporale, condotta sui laureati del 2016, consente di apprezzare un aumento dei salari reali, tra uno e cinque anni, addirittura del 36,0%: la retribuzione reale era di 1.190 euro a un anno, cresce fino ai già citati 1.618 euro a cinque anni dalla laurea.
A cinque anni dal titolo di studio le retribuzioni mensili nette evidenziano un vantaggio retributivo del 9,1% a favore del settore privato (1.668 euro rispetto ai 1.516 euro del settore pubblico),
Differenze retributive per ramo di attività economica
Le retribuzioni sono fortemente differenziate rispetto al ramo di attività economica in cui il laureato si inserisce. Ne consegue una diversa capacità attrattiva delle aziende in base all’ambito economico in cui operano.
A cinque anni dal conseguimento del titolo le retribuzioni più elevate (superiori a 1.800 euro) si rilevano nei rami:
- elettronica;
- elettrotecnica;
- metalmeccanica;
- chimica/petrolchimica;
- credito e assicurazioni.
A fondo scala si trovano i rami:
- servizi sociali e personali (1.232 euro);
- servizi ricreativi e culturali (1.334 euro);
- istruzione e ricerca (1.426 euro).
Buona soddisfazione per l’attività lavorativa svolta
La soddisfazione generale per il lavoro svolto a cinque anni è ben al di sopra della sufficienza: 7,9 su una scala 1-10.
Tra settore pubblico e privato si osservano differenze apprezzabili: in particolare, gli occupati nel pubblico esprimono maggiore soddisfazione per l’utilità sociale del proprio lavoro, per il tempo libero, la coerenza con gli studi compiuti e la rispondenza ai propri interessi culturali.
È interessante inoltre rilevare che, per quanto riguarda la soddisfazione circa la stabilità del posto di lavoro, coloro che sono occupati con un contratto a tempo indeterminato nel settore pubblico manifestano generalmente maggiori livelli di soddisfazione (8,7 rispetto a 8,2) di chi è assunto, col medesimo contratto, nel privato.
Al contrario, i laureati caratterizzati da contratti meno sicuri (non standard, parasubordinati, ecc.) rilevano una maggiore soddisfazione nel settore privato: è verosimile che in questo caso vi sia la prospettiva di vedere la propria posizione stabilizzarsi in tempi ridotti.
Sintesi del Rapporto AlmaLaurea 2022 (.pdf)
Consulta i dati:
- Profilo dei laureati (XXIV Indagine 2022)
- Condizione occupazionale dei laureati (XXIV Indagine 2022)