
Condizione occupazionale dei laureati e differenze territoriali
Il XVI Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati permette di analizzare i dati relativi alla condizione formativa e professionale dei laureati di primo livello evidenziando differenze territoriali significative.
L’analisi, che tiene conto dell’area geografica di residenza del laureato indipendentemente dalla sede universitaria in cui lo studente ha compiuto i propri studi, rileva ad un anno dal titolo un differenziale occupazionale superiore a 17 punti percentuali: il tasso di occupazione è infatti del 49% tra i residenti al Nord (tra i quali il 15% coniuga studio e lavoro) e del 32% al Sud (di questi, l’11% studia e lavora contemporaneamente).
Dalla lettura del Rapporto non stupisce pertanto che mentre i laureati settentrionali sono maggiormente impegnati in un’attività lavorativa, i loro colleghi meridionali sono più propensi a proseguire gli studi con la laurea magistrale: sono infatti iscritti ad un corso di secondo livello, indipendentemente dalla condizione lavorativa, il 59% del laureati di primo livello del Sud, contro il 51% del Nord. In questo contesto è necessario tenere conto di alcuni importanti elementi che possono influire, direttamente o meno, sui risultati e sulle chance lavorative dei laureati:
- le esperienze occupazionali compiute durante gli anni universitari sono molto più frequenti al Nord rispetto al Sud: laureati di primo livello che al conseguimento del titolo si dichiarano occupati sono pari al 40% nel Nord contro il 28% del Sud.
- l’intenzione a proseguire la formazione dopo la laurea di primo livello: nelle regioni settentrionali la quota di laureati di primo livello che, alla vigilia del conseguimento della laurea, dichiara di voler proseguire la propria formazione è pari al 70%, contro l’82% di chi risiede nel Mezzogiorno; differenza confermata praticamente in tutti i gruppi disciplinari.
Appare quindi evidente che il contesto economico e del mercato del lavoro influenzano le strategie che i giovani mettono in atto – volutamente o meno – per massimizzare le proprie chance occupazionali. Non è un caso infatti che tra i giovani residenti al Sud sia significativamente più elevata la quota che sostiene di essersi iscritta alla laurea di secondo livello perché questa è necessaria per trovare un lavoro (25%, contro 17% tra coloro che risiedono al Nord), cui si aggiunge un’ulteriore quota che dichiara di aver optato per la prosecuzione della formazione universitaria non avendo trovato un lavoro (6 contro 3%, rispettivamente).
I dati del Rapporto collocano invece in una situazione intermedia i laureati di primo livello residenti al Centro: il tasso di occupazione è infatti pari al 43,5% (6 punti in meno rispetto al Nord, ma ben 12 punti in più rispetto al Sud), mentre la quota che si dichiara iscritta alla laurea di secondo livello è pari al 56% (-3 punti rispetto a quanto rilevato tra i residenti la Sud; +5 punti rispetto ai colleghi settentrionali).
Ma cosa succede ai laureati magistrali del 2012 e del 2008 rispettivamente a uno e a cinque anni dalla laurea?
Prendendo in esame le performance occupazionali dei laureati magistrali del 2012, intervistati a un anno dal titolo, le differenze territoriali permangono ed evidenziano tra Nord e Sud un differenziale occupazionale superiore a 18 punti percentuali. Il tasso di occupazione è infatti pari al 63% tra i residenti al Nord e al 45% tra coloro che risiedono nelle aree meridionali.
La differenza è confermata anche a livello di percorso disciplinare e si accentua nei gruppi economico-statistico, agrario, psicologico e giuridico, all’interno dei quali supera i 20 punti percentuali.
Anche in questo contesto, i laureati residenti al Centro si collocano in una condizione intermedia, e ciò risulta confermato anche a livello di percorso disciplinare.
Con il passare del tempo dal conseguimento del titolo, il divario Nord-Sud tende a ridimensionarsi, pur restando elevato. Tra i laureati magistrali del 2008, indagati a cinque anni dalla laurea, il differenziale occupazionale Nord-Sud scende a 12 punti percentuali: lavorano 87 laureati su cento residenti al Nord, mentre al Sud l’occupazione coinvolge 75 laureati su cento. La contrazione del divario Nord-Sud interessa la maggior parte dei percorsi di studio.
Cresce anche la stabilità lavorativa: a cinque anni il lavoro stabile, complessivamente considerato, coinvolge 75 occupati al Nord su cento; sono 72,5 al Sud. Più nel dettaglio, al Sud svolgono un lavoro in proprio ben 28 occupati su cento, al Nord sono invece 19,5%. I contratti a tempo indeterminato riguardano invece 55 occupati che lavorano al Nord e 45 che lavorano al Sud. La più elevata stabilità lavorativa al Nord è confermata nella maggior parte dei percorsi disciplinari, ad eccezione dei gruppi geo-biologico, architettura, letterario, giuridico e scientifico.
Sebbene le differenze siano davvero modeste, vale la pena riportare che risultano leggermente più diffusi nel Nord Italia i contratti non standard e quelli formativi (per i primi, 13% al Nord e 11 al Sud; per i secondi, 4% al Nord e 3% al Sud), mentre al Sud vi è più ampia diffusione dei contratti parasubordinati (7%, con 5% al Nord) e del lavoro non regolamentato (2,5% contro l’1% del Nord). Tali evidenze risultano confermate, con diverse intensità, in quasi tutti i gruppi disciplinari.
Per quanto riguarda il guadagno a cinque anni dalla laurea le differenze sono rilevanti: il differenziale Nord-Sud è nell’ordine del 20% (1.385 contro 1.150 euro).
Laureati magistrali del 2008: condizione occupazionale a confronto
per residenza alla laurea (valori percentuali)
Pubblicato su "Il Sole 24 Ore - Scuola24" il 24 dicembre 2014
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