Lauree STEM: bene i laureati "scientifici", ma le donne sono penalizzate

I laureati in discipline scientifiche STEM (Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica) presentano, a cinque anni dal titolo, buone performance alla prova del mercato del lavoro, ma con profonde differenze di genere.

I Rapporti 2018 sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei laureati consentono di valutare le performance formative e occupazionali dei laureati magistrali dei percorsi disciplinari di ingegneria, geo-biologico, architettura, scientifico e chimico-farmaceutico, rispetto a quelle dei percorsi non STEM.
 

Il Rapporto 2018 sul Profilo ha coinvolto oltre 73.000 laureati di primo e secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) che hanno conseguito nell’anno 2017 un titolo universitario in un percorso STEM. Si tratta del 26,5% dei laureati dell’intero anno solare (circa 276 mila) e i maschi raggiungono il 59%, mentre tra i laureati non Stem prevalgono le donne (sono quasi due su tre). La componente maschile è elevata in particolare tra i gruppi ingegneria (74%) e scientifico (68,4%).

Per quanto riguarda la riuscita degli studi, nonostante un voto di laurea pressoché identico (102,4 su 110 contro 102,9, rispettivamente), i laureati STEM concludono gli studi in corso in misura decisamente inferiore: 44,1% contro 54,2%. I più regolari sono i laureati del gruppo geo-biologico (51,4%), all’opposto invece quelli dei gruppi architettura e ingegneria (rispettivamente 32,2 e 41,8%). Le donne STEM hanno un voto medio di laurea lievemente più alto (103,6 contro 101,6 degli uomini) e una maggiore regolarità negli studi.

Nonostante siano meno regolari, l'età media alla laurea dei laureati STEM è lievemente inferiore a quella dei laureati delle altre discipline (25,6 anni contro 26), complice un maggiore ritardo all’iscrizione di questi ultimi.

Inoltre, i laureati STEM confermerebbero la scelta compiuta, sia in termini di corso che di ateneo, nel 71,9% dei casi, contro il 68,1% di quelli che hanno studiato altre discipline.
 

Il Rapporto 2018 sugli esiti occupazionali ha riguardato oltre 30.600 laureati STEM di secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) del 2012, intervistati nel 2017 a cinque anni dal titolo.

Il tasso di occupazione è complessivamente pari all’89,3% (+4,1 punti percentuali rispetto ai laureati non STEM). Tra gli uomini è pari al 92,5%, contro l'85% delle donne. Meglio i laureati STEM dei gruppi economico-statistico (94,8%) e ingegneria (94,6%); il gruppo geo-biologico si colloca a fondo scala con un tasso di occupazione pari al 78,5%.

Il lavoro autonomo riguarda il 20,4% dei laureati in questi ambiti disciplinari (è pari al 22,8% per i laureati non STEM); quota che sale sensibilmente tra i laureati del gruppo architettura (raggiungendo il 50,3%). I contratti di lavoro a tempo indeterminato caratterizzano invece il 55,6% degli occupati STEM (46,4% per i non STEM), ma con significative differenze di genere: tra gli STEM, 62,5% contro 45,1% per uomini e donne. Il lavoro non standard (in prevalenza contratti a tempo determinato) coinvolge il 15,9% (contro il 19,5% dei laureati non STEM).
A cinque anni, i laureati in discipline tecnico-scientifiche STEM dichiarano, in media, di percepire una retribuzione mensile netta pari a 1.571 euro (il 16,4% in più rispetto ai laureati non STEM, che in media guadagnano 1.350 euro). Anche in questo caso il divario uomini-donne rimane elevato: +23,6% a favore dei primi, in parte perché una quota rilevante di laureati è occupata a tempo parziale, attività che caratterizza soprattutto le donne, con il 16% contro il 4,7% tra gli uomini.
A cinque anni dalla laurea, i laureati di secondo livello in ambito STEM sono occupati più frequentemente nel settore privato (83,7%); il 14,3% è occupato nel settore pubblico, mentre il settore non profit assorbe l’1,3% dei casi. A livello complessivo il 48,4% dei laureati di secondo livello STEM è occupato nel settore dei servizi. Più nel dettaglio, il 10,5% è occupato in istruzione e ricerca, seguito dal ramo delle consulenze e settore informatico (8,1 e 7,6%, rispettivamente per entrambi). L’industria assorbe, nel suo complesso, il 48,8% degli occupati (quasi cinque volte tanto rispetto a quanto avviene tra i laureati non STEM), prevalentemente nei rami della progettazione edilizia (19,0%), della metalmeccanica e meccanica di precisione (12,7%) e della chimica ed energia (9,5%).

A cinque anni dal titolo, le lauree STEM sono ritenute “efficaci o molto efficaci” per il 61,8% degli occupati (tra i laureati non STEM la quota è pari al 58,6%). Il 29,4% lo ritiene abbastanza efficace e un restante 8,7% lo ritiene poco o per nulla efficace.

 

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