I diplomati e lo studio

Rapporto 2020 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da AlmaDiploma e AlmaLaurea.

Chi prosegue con lo studio, chi lo abbandona e perché. L’identikit dello studente italiano è tracciato dal Rapporto 2020 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

A un anno dal diploma, il 66,9% dei diplomati del 2018 prosegue la propria formazione ed è iscritto a un corso di laurea (il 51,4% ha optato esclusivamente per lo studio, il 15,5% frequenta l’università lavorando); il 20,3% lavora senza proseguire gli studi. La restante quota, infine, si divide tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (7,2%) e chi invece, per motivi vari (tra cui formazione non universitaria, motivi personali o l’attesa di chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro (5,6%).

A tre anni dal diploma resta elevata, e pari al 66,8%, la quota di diplomati del 2016 che risulta iscritto a un corso di laurea: si dedica esclusivamente agli studi il 46,5% degli intervistati, mentre è impegnato contemporaneamente nello studio e nel lavoro il 20,3%. È dedito esclusivamente al lavoro il 25,7%; limitata dunque la restante parte, composta dal 4,9% di chi è alla ricerca attiva di un impiego e dal 2,7% di chi non cerca lavoro.
 

Studio o lavoro: le motivazioni della scelta

Tra chi prosegue gli studi con l’iscrizione all’università, la principale motivazione alla base di tale scelta è legata a componenti di natura lavorativa (62,9%): il 44,6% dei diplomati del 2018 intende infatti migliorare le opportunità di trovare lavoro, il 17,6% ritiene che la laurea sia necessaria per trovare lavoro (solo lo 0,7% dichiara di essersi iscritto non avendo trovato alcun impiego). Il 35,9% è spinto invece dal desiderio di potenziare la propria formazione culturale.

La tendenza è confermata all’interno di tutti i tipi di diploma. In particolare, il 49,7% dei diplomati tecnici dichiara di essersi iscritto per migliorare le possibilità di trovare lavoro; è il 43,0% per i liceali e 36,7% per i professionali. Per i liceali, più di altri, l’iscrizione all’università viene vissuta come una necessità per accedere al mercato del lavoro (21,7%; è pari all’8,2% per i tecnici e al 13,0% per i professionali). Infine, la prosecuzione degli studi è dettata dal desiderio di migliorare la propria formazione per il 43,6% dei professionali, rispetto al 38,8% dei tecnici e al 34,2% dei liceali.

Fra i diplomati del 2018 che hanno invece terminato con il diploma la propria formazione, il 27,3% indica, come motivo principale della non prosecuzione, la difficoltà di conciliare studio e lavoro. Un ulteriore 27,3% dichiara invece di non essere interessato a proseguire la formazione, mentre il 14,0% è interessato a un altro tipo di formazione. Infine, il 10,3% lamenta motivi economici. Questa tendenza è confermata fra i diplomati tecnici e professionali, anche se con diversa incidenza, mentre tra i liceali si rileva anche una difficoltà all’ingresso all’università: più nel dettaglio, il 16,7% non ha proseguito gli studi perché il corso era a numero chiuso e non è rientrato fra gli ammessi (tale quota scende al 6,1% tra i tecnici e al 5,0% tra i professionali).
 

Chi ha un voto di diploma più alto prosegue gli studi 

L’analisi della condizione lavorativa per voto di diploma conferma che i diplomati che conseguono il titolo con una votazione più modesta tendono a presentarsi direttamente sul mercato del lavoro, senza proseguire ulteriormente la formazione. A un anno dal titolo, infatti, risulta esclusivamente impegnato in attività lavorative il 14,8% dei diplomati del 2018 con voto alto e il 26,4% di quelli con voto basso (differenziale pari a 11,6 punti percentuali). Tra i diplomati del 2016, a tre anni dal diploma le quote di quanti lavorano solamente sono rispettivamente 19,5% e 32,3% (differenziale di 12,8 punti percentuali). Se l’impegno in un’attività lavorativa pare essere caratteristica peculiare dei diplomati con voto più modesto, la prosecuzione degli studi è, all’opposto, una scelta che coinvolge soprattutto i diplomati più brillanti: indipendentemente dalla condizione lavorativa, infatti, risultano iscritti all’università nella misura del 75,9% (rispetto al 57,1% di quelli con voto basso).

Analogamente, a tre anni la decisione di dedicarsi allo studio è più diffusa tra chi ha conseguito una votazione maggiore: è pari al 74,8% rispetto al 58,2% dei colleghi meno “bravi”. È naturale che entrino in gioco, nelle scelte maturate dai diplomati, diverse propensioni, inclinazioni e opportunità formative legate, tra l’altro, ai risultati scolastici raggiunti. 

prosecuzione dello studio

 

I DIPLOMATI E IL LAVORO

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