La formazione umanistica: le caratteristiche e la condizione occupazionale dei laureati nelle Facoltà di Lettere e Filosofia

Quali sono le caratteristiche dei laureati nei corsi umanistici, qual è il loro destino professionale dopo la laurea? E, soprattutto, cosa è successo nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento nelle Facoltà di Lettere e Filosofia? Sono gli interrogativi a cui risponde il rapporto sulla formazione umanistica che AlmaLaurea ha presentato in occasione del convegno “I saperi umanistici nell’Università che cambia” organizzato dalla Conferenza nazionale dei presidi di Lettere e Filosofia e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo il 4 e 5 maggio 2007.

Si tratta di un approfondimento sulle lauree umanistiche i cui primi risultati sono stati sottoposti alla discussione e a una lettura più esaustiva dei presidi delle Facoltà di Lettere e Filosofia degli Atenei italiani.

In sintesi, dalle due indagini condotte ad hoc da AlmaLaurea sui sette corsi di laurea umanistici, pre e post riforma, più rappresentativi in termini numerici, emergono indicazioni contrastanti, per certi versi inedite rispetto ai luoghi comuni sulle cosiddette “lauree deboli”. Cosa avviene, infatti, con il passaggio alle nuove lauree di primo livello?
Non tutti i benefici introdotti dalla Riforma hanno investito in modo deciso i corsi umanistici. In particolare, l’affacciarsi all’università di giovani provenienti da fasce di popolazione meno favorite non si riscontra nei corsi umanistici.
Emergono inoltre aspetti, in linea con quanto riscontrato nel complesso dei laureati di primo livello, sui quali vigilare con molta attenzione: l’accentuarsi del fenomeno dei fuori corso, la limitata partecipazione alle esperienze di studio all’estero e la quota elevatissima di chi vuole continuare la formazione post-laurea.
In positivo, aumentano gli studenti che frequentano le lezioni, che fanno esperienze di tirocini e stage e che hanno conoscenze informatiche e della lingua inglese più elevate dei fratelli maggiori che li hanno preceduti.
Si riscontra poi una forte disomogeneità tra le sedi universitarie rispetto al voto di laurea e all’origine sociale dei laureati.
Alla vigilia della tesi, mentre il grado di soddisfazione per il complesso dei laureati AlmaLaurea non mostra differenze nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, fra i laureati umanisti la soddisfazione diminuisce in misura maggiore e, ancora di più, calano i decisamente soddisfatti. E il salto nel mondo del lavoro?

Quello che emerge con più evidenza è che, trattandosi di lauree generaliste, gli sbocchi occupazionali sono apprezzabili nel medio periodo. Rimane per una quota rilevante di questi laureati, soprattutto per quelli che hanno trovato sbocco nel pubblico impiego, il problema cruciale della precarietà e la difficoltà dovuta a guadagni inferiori.

 

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