Burnout: che cos’è, cause, sintomi e come si affronta

Il burnout o, più esattamente, sindrome da burnout è una condizione di esaurimento psico-fisico che riguarda soprattutto alcune categorie di lavoratori. A causa dell’eccessivo impegno investito nella professione, una persona si sente svuotata, priva di energie e di interesse, del tutto improduttiva. È un problema più diffuso di quanto si pensi, secondo quanto testimonia per esempio un’indagine svolta dal McKinsey Health Institutetra febbraio e aprile 2022. La ricerca, condotta su oltre 15.000 impiegati di 15 Paesi in tutto il mondo, ha scoperto che un lavoratore su quattro lavora in condizioni di burnout. I dati di McKinsey trovano riscontro in quelli emersi dal Workforce Index di Slack, condotto nel 2023 su più di 10.000 persone con mansioni d’ufficio. Più di un lavoratore su quattro afferma di trascorrere troppe ore in riunione, mentre il 25% degli impiegati e il 43% dei dirigenti si lamenta per il tempo trascorso a leggere le email. Un quinto dei lavoratori dichiara di non avere spazio per stringere rapporti interpersonali con i colleghi: un problema soprattutto per i più giovani. Un lavoratore su due fa poche pause o addirittura non ne fa mai. Ma quali sono le conseguenze a livello fisico e psicologico?

Burnout, che cos’è e come si affronta, scopriamolo

Il burnout è un malessere individuale, legato al singolo lavoratore, che però non è nocivo solo per il professionista. Infatti, ha ripercussioni negative anche sull’ambiente di lavoro, interferendo con l’obiettivo di raggiungere un clima di wellbeing aziendale essenziale per tutti i lavoratori e per l’azienda stessa. È importante capire quali sono segnali di questa sindrome, per uscirne o, meglio ancora, per evitare di caderci. Ne parliamo con la dott.ssa Chiara Cordellina, psicologa, Responsabile Unità Operativa Servizi al Lavoro Nord-Est di AlmaLaurea srl.

Che cos'è il burnout?

“Il burnoutè una condizione associata allo stress lavoro correlato, anche secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che l’ha inserita nell’International Classification of Diseases. Esistono anche precise indicazioni per la diagnosi di burnout, ma non è corretto definirlo una malattia. È invece un insieme di sintomi – da qui la definizione corretta di sindrome da burnout – causato dallo stress cronico gestito senza successo sul posto di lavoro. Si riferisce esclusivamente all’attività lavorativa, non ad altri ambiti come, ad esempio, la fatica di gestire situazioni famigliari complesse. La sindrome da burnoutpuò colpire qualsiasi tipo di categoria di lavoratori, ma è più frequente tra le professioni “di aiuto”, ossia medici, infermieri, insegnanti e così via”. 

Quali sono i sintomi del burnout?

“Sempre secondo la definizione dell’Oms, i segnali di burnout sono essenzialmente tre. Il primo è l’impressione di esaurimento fisico e mentale, tanto è vero che l’immagine che si associa alla persona con burnout è quella di un fiammifero combusto e burnout significa proprio “completamente bruciato”. In secondo luogo, la persona ha la sensazione di sentirsi mentalmente distante dal proprio lavoro, non è più coinvolta e inizia anzi a nutrire sentimenti negativi nei confronti dell’occupazione. Il terzo segnale è la ridotta resa sul lavoro”. 

Quali sono le fasi della sindrome da burnout?

“Il burnout è un processo lento e graduale. I sintomi compaiono lentamente e spesso possono essere confusi con normale stanchezza o con una lieve forma depressiva. Si tratta invece di una problematica diversa, che si articola in quattro fasi”. Ecco quali sono.

  • La prima fase è quella preparatoria: la persona nutre grande entusiasmo verso la propria attività e carica la sua occupazione di aspettative idealistiche. Tutte le energie fisiche e mentali si spendono sul lavoro e non c’è spazio per altro.
  • Segue la fase della stagnazione, caratterizzata da una sorta di delusione perché le illusioni si scontrano con la realtà quotidiana della professione.
  • Nella terza fase, quella della frustrazione, il lavoratore inizia a percepire se stesso come inutile e poco apprezzato. Può cominciare a manifestare segnali di aggressività verso gli altri.
  • Disimpegno o apatia rappresentano la quarta fase. La persona avverte un vero e proprio sentimento di rifiuto verso la propria attività e riduce il proprio impegno sul lavoro al minimo indispensabile.

Qual è il significato psicologico del burnout?

“Il burnout è il segnale psico-fisico di quando l’organismo e la mente gridano aiuto perché sono giunti a un livello di esaurimento profondo e non sono più in grado di fare fronte alle richieste esterne, anche a quelle meno impegnative. E’ un insieme di stanchezza, rabbia, tristezza, demotivazione. La persona prova anche un profondo senso di fallimento. Tutti questi segnali devono essere ascoltati”. 

Cosa si può fare in caso di burnout?

Riconoscere di avere un problema cronico legato allo stress da lavoro è il primo passo per uscirne. In caso contrario, si rischiano problemi a livello lavorativo e sul piano personale. Una persona con burnout non rende più nella propria professione, tende a isolarsi dai colleghi, rischia la depressione e può perfino incorrere in problemi di autolesionismo e dipendenze. Se ci si rende conto di vivere un malessere legato al lavoro, il primo passo è chiedere aiuto a un professionista, per intraprendere un percorso di psicoterapia. L’obiettivo è capire per quale motivo non si è riusciti a porsi dei limiti nel lavoro. Una volta acquisita questa consapevolezza, è essenziale stabilire confini precisi all’interno della propria attività e obbligarsi a rispettarli. Per esempio, se non si riesce a terminare un lavoro entro le 18, lo si lascia da parte e lo si conclude il giorno successivo. È anche fondamentale investire emotivamente al di fuori del contesto lavorativo. Si può scegliere un hobby qualsiasi purché appassioni e gratifichi, prendersi una vacanza, semplicemente riposare. Anche le tecniche di rilassamento, come lo yoga o la meditazione, sono una grande risorsa per allontanare lo stress lavoro correlato”. 

È possibile prevenire il burnout? 

“Non è solo possibile ma è doveroso farlo, per il lavoratore stesso e per la realtà aziendale. Di conseguenza il professionista singolo ha il dovere, verso se stesso e verso la propria azienda, di individuare il problema e risolverlo. La responsabilità, però, non può e non deve essere demandata solo alla persona, che non va lasciata sola. Il burnout è, infatti, legato a una componente individuale e caratteriale, ma anche a una disfunzione organizzativa dell’azienda stessa. E le ripercussioni ci sono anche nell’ambiente del lavoro, sul clima che si respira in azienda. Interferisce sul team building, impatta negativamente su turnover e presenzialismo. L’azienda ha tutto l’interesse a prevenire casi di burnout tra i propri dipendenti”.

Quali sono i sistemi più efficaci per contrastare il burnout?

“Si possono per esempio studiare e suddividere i carichi di lavoro in modo che nessuno sia sopraffatto, creare momenti di ascolto individuale o collettivo, anche attraverso questionari, per valutare il vissuto quotidiano dei propri dipendenti, intervenendo in caso di problemi percepiti. È importante investire nel welfare in azienda per creare tra i dipendenti un clima di appartenenza. Ovviamente si devono rispettare il diritto alle ferie di un dipendente e a quello di non disturbarlo con richieste inopportune, soprattutto fuori dall’orario di lavoro, o non legate alle sue mansioni e competenze".

Investire sul benessere psicologico dei propri dipendenti è quindi il segreto per creare un clima aziendale proficuo e collaborativo, con la certezza di raggiungere meglio i propri obiettivi. Se la tua azienda ha a cuore il benessere psicologico dei propri dipendenti è importante comunicarlo, AlmaLaurea srl può supportarti nel presentare al meglio la tua realtà e le iniziative messe in campo, attraverso servizi per il recruiting e l’employer branding, contattaci per saperne di più!

 

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