Il XVII Rapporto AlmaLaurea 2015 sulla condizione occupazionale dei laureati italiani consente di tracciare il profilo professionale dei laureati in agraria e di individuare alcune loro specificità. Dal Rapporto emerge che oltre la metà (55%, è il 54% a livello nazionale) dei laureati di primo livello di questo indirizzo (laureati del 2013) prosegue gli studi iscrivendosi alla laurea magistrale, il 41% decide invece di inserirsi direttamente sul mercato del lavoro, mentre il 13% coniuga studio universitario e lavoro (valori in linea con la media nazionale)
Laureati magistrali alla prova del lavoro: più autonomi effettivi
Al fine di comprendere come si inseriscono i laureati nelle scienze agrarie sul mercato del lavoro, è utile indagare le performance dei laureati magistrali, che già ad un anno dal titolo si caratterizzano per una maggior presenza, rispetto al complesso dei laureati, di lavoratori autonomi effettivi.
Le chance occupazionali per i laureati magistrali del gruppo di agraria (laureati del 2013) già ad un anno dalla laurea sono buone e superano, seppur di poco, la media nazionale: considerando anche coloro che sono in formazione retribuita, infatti, il tasso di occupazione raggiunge il 72% (è il 70% rilevato a livello nazionale); mentre il tasso di disoccupazione si attesta, come per la media nazionale, al 22%.
La stabilità, pari al 35,5%, a fronte del 34% registrato sul complesso dei laureati, si caratterizzata soprattutto per una maggior presenza di lavoratori autonomi (il 20% contro il 9% nazionale); mentre i contratti a tempo indeterminato interessano solo il 15% dei laureati (è il 25% a livello nazionale); i contratti a termine coinvolgono invece il 64% dei laureati (è il 66% a livello nazionale).
Il guadagno mensile netto è pari a 1.019 euro a fronte dei 1.065 euro percepiti dal complesso dei laureati. Elevata già ad un anno la soddisfazione per il titolo conseguito: il 78% dei laureati in queste discipline dichiara la laurea abbastanza efficace rispetto al lavoro svolto, ancora una volta senza variazioni di rilievo rispetto al complesso dei laureati.
A cinque anni
A cinque anni dal conseguimento del titolo migliorano complessivamente il tasso di occupazione, la stabilità ed il guadagno. Lavora infatti l’86% dei laureati del gruppo di agraria (come a livello nazionale), mentre l’area della disoccupazione scende al 10%, contro il 9% della media. La stabilità, che coinvolge il 70% degli agronomi (valore identico alla media), si caratterizza anche a un lustro dal titolo per l’elevata presenza di lavoratori autonomi (29,5% contro il 20% registrato a livello nazionale); la quota di assunti a tempo indeterminato cresce tuttavia nel lungo periodo interessando il 40% dei laureati (è il 50% a livello nazionale). La precarietà riguarda, come per il complesso dei magistrali, il 30% dei laureati in agraria. Anche a cinque anni si confermano le retribuzioni più contenute rispetto alla media: il guadagno mensile netto è in media pari a 1.291 euro mensili a fronte dei 1.356 registrati a livello nazionale. Aumenta comunque l’efficacia percepita rispetto al proprio percorso di studi: l’84% dei laureati dichiara il proprio titolo di studio “almeno abbastanza efficace” (è l’85% per il totale).
Il che non stupisce, dal momento che la maggioranza dei laureati in agraria è impiegata proprio nel comparto dell’agricoltura (38%; è solo l’1% per la media); un’ulteriore quota (39%, contro il 76%) è inserita nel settore dei servizi, in particolare nel ramo del commercio, della consulenza e dell’istruzione e ricerca; infine un 21% opera nel campo dell’industria e soprattutto nel comparato manifatturiero.
Pubblicato su "Il Sole 24 Ore - Scuola 24" l'11 maggio 2015