Mismatch prismatico: i fattori che condizionano l'inserimento occupazionale dei laureati

Presentato il Rapporto AlmaLaurea 2025: aumentano le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso, il tasso di occupazione dei laureati a un anno raggiunge il valore più alto dell’ultimo decennio.

Il Rapporto AlmaLaurea 2025 sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati è stato presentato il 10 giugno dalla Direttrice del Consorzio Marina Timoteo, all'Università degli Studi di Brescia, nell’ambito del convegno Laureati e lavoro nel prisma del mismatch, organizzato con il Ministero dell'Università e della Ricerca e con il patrocinio della CRUI - Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

Il Rapporto 2025 sul Profilo dei Laureati di 80 atenei si basa su una rilevazione che coinvolge oltre 305mila laureati del 2024 e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.

Il Rapporto 2025 sulla Condizione occupazionale dei Laureati di 81 atenei ha coinvolto 690mila laureati, analizzando i risultati raggiunti nel 2024 nel mercato del lavoro da chi si è laureato da uno, tre e cinque anni.

 

Mismatch: un fenomeno multidimensionale

I dati AlmaLaurea 2025 evidenziano come il disallineamento tra formazione universitaria e mercato del lavoro rappresenti un fenomeno prismatico che riflette molteplici variabili: dalla domanda e offerta di lavoro all'origine sociale dei laureati, al genere, fino alle scelte di autoselezione operate dagli stessi laureati.

Rilevando i disallineamenti nell’utilizzo, nel lavoro svolto, delle competenze acquisite all’università e del titolo di laurea, i dati di AlmaLaurea evidenziano che tra gli occupati a un anno dal conseguimento del titolo oltre il 30% non utilizza in misura elevata le competenze acquisite all’università e svolge un lavoro per cui il titolo di laurea non è formalmente richiesto: è il 39,3% tra i laureati di primo livello e il 31,9% tra quelli di secondo livello. A cinque anni dal conseguimento del titolo la consistenza del fenomeno di disallineamento diminuisce, ma continua a coinvolgere almeno un quarto degli occupati: 32,5% tra i laureati di primo livello e 25,4% tra quelli di secondo livello.

Questo fenomeno è particolarmente forte per i gruppi disciplinari letterario-umanistico, arte e design, linguistico, politico-sociale e comunicazione, psicologico ed economico.

Rispetto al genere, le donne svolgono in misura relativamente maggiore lavori per cui è richiesto formalmente il titolo di laurea ma nei quali non si fa un utilizzo elevato delle competenze acquisite durante gli studi.

Fattori di rischio sono l’origine sociale dei laureati (i figli di genitori laureati sono meno soggetti a questo tipo fenomeno) e la motivazione alla base della scelta del percorso di studio (l’assenza di una precisa motivazione, culturale o professionalizzante, espone maggiormente al rischio di disallineamento).

In relazione al fenomeno del mismatch tra studi compiuti e lavoro svolto, i laureati manifestano grande attenzione: circa un quarto si dichiara infatti sempre meno disposto ad accettare lavori non coerenti con il titolo di studio acquisito (rispetto al 2016 si evidenzia un calo di oltre 9 punti percentuali della quota di chi accetterebbe incondizionatamente un lavoro non coerente con gli studi).

 

Rapporto 2025 sul Profilo dei Laureati: principali risultati

L’indagine sul Profilo dei laureati registra una sostanziale stabilità dei principali indicatori. Nel dettaglio, si osservano alcuni incrementi per le esperienze di tirocinio, studio all’estero e mobilità per motivi di studio e un lieve peggioramento dei dati relativi all’età alla laurea e alla regolarità negli studi.
 

ETÀ ALLA LAUREA E REGOLARITÀ NEGLI STUDI IN LIEVE PEGGIORAMENTO

L’età alla laurea, che per il complesso dei laureati nel 2024 è pari a 25,8 anni, si è ridotta in misura apprezzabile negli ultimi anni (era 26,5 anni nel 2014), anche se si è assistito ad un lieve aumento (+0,2 anni) rispetto al 2022.
La regolarità negli studi (capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti) riguarda il 58,7% dei laureati del 2024. Fino al 2022 si è registrato un miglioramento costante della regolarità negli studi, anche per effetto della proroga della chiusura dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19. Negli ultimi due anni si è però assistito, per la prima volta dopo 12 anni, a un lieve ridimensionamento della quota di laureati regolari: -1,0 punti percentuali nel 2023 rispetto al 2022 (nonostante la conferma della proroga) e -2,8 punti percentuali nel 2024 rispetto al 2023 (dovuto molto probabilmente alla sospensione di tale proroga).
 

OLTRE LA METÀ DEI LAUREATI È DONNA, MA SONO ANCORA POCHE NELLE DISCIPLINE STEM

Si conferma che oltre la metà dei laureati in Italia è di genere femminile: nel 2024 è il 59,9%, quota che risulta tendenzialmente stabile negli ultimi dieci anni.
Si rileva una maggiore propensione delle donne a scegliere percorsi umanistici rispetto a quelli scientifici: nel 2024 le donne rappresentano il 41,1% dei laureati STEM, quota che è rimasta ferma dal 2014.
 

ESTRAZIONE SOCIO-CULTURALE: LA FAMIGLIA INCIDE SULLE SCELTE FORMATIVE

I dati evidenziano il ruolo della famiglia di origine sulle scelte formative dei giovani. Il 32,2% dei laureati 2024 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario (nel 2014 era il 28,0%). Inoltre, i laureati con origine sociale elevata - ossia i cui genitori sono imprenditori, liberi professionisti e dirigenti - nel 2024 sono il 22,4%.
 

VALUTAZIONE DEL PERCORSO UNIVERSITARIO: GENERALE SODDISFAZIONE E CONFERMA DELLA SCELTA EFFETTUATA

I giudizi dei laureati coinvolti nelle rilevazioni di AlmaLaurea indicano una generale soddisfazione per i diversi aspetti dell’esperienza di studio compiuta: il 90,2% dei laureati dichiara una soddisfazione complessiva per il corso di laurea scelto (nel 2014 era pari all’85,9%) e il 72,2% confermerebbe la scelta sia del corso sia dell’ateneo (quota in crescita rispetto al 66,7% del 2014).
 

BORSE DI STUDIO: FRUIZIONE IN AUMENTO

Fra i laureati nel 2024 il 27,8% ha usufruito di una borsa di studio, dato in crescita negli ultimi anni (+5,6 punti percentuali rispetto al 2014, anche se l’aumento è più marcato in particolare negli ultimi sei anni). Fortemente aumentata la soddisfazione dei laureati sia per i tempi di erogazione della borsa di studio, sia per l’adeguatezza dell’importo (rispettivamente di oltre 12 e di oltre 10 punti percentuali rispetto al 2014).
 

MOBILITÀ PER MOTIVI DI STUDIO: SI CONFERMA LA DIREZIONE SUD-NORD

Il Profilo dei laureati 2024 conferma che la mobilità per ragioni di studio è in tendenziale aumento, confermando la direzione Sud-Nord: il 28,7% dei laureati che ha conseguito il diploma al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di una ripartizione geografica diversa (il 14,3% tra i laureati diplomati al Centro e il 4,3% tra quelli del Nord). Tale quota è in costante aumento: era il 23,2% nel 2014.
Si conferma, inoltre, la maggiore propensione alla mobilità per ragioni di studio dei laureati che provengono da contesti più favoriti: il 34,3% dei laureati del Sud che si sposta in atenei del Centro-Nord proviene da contesti più favoriti rispetto al 23,0% di chi invece proviene da contesti meno favoriti.
 

TIROCINIO CURRICULARE E STUDIO ALL’ESTERO IN TENDEZIALE AUMENTO

Nel 2024 si conferma la ripresa delle esperienze di tirocinio curriculare (dopo la contrazione osservata tra il 2020 e il 2021, verosimilmente imputabile alla situazione pandemica) che riguardano il 61,0% dei laureati, quasi +4 punti percentuali rispetto al 2021. Il 94,3% dei laureati dichiara soddisfazione per l’esperienza.

Ha maturato un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea il 10,3% dei laureati del 2024. Anche in questo caso si può osservare una ripresa di tali esperienze (+2,0 punti percentuali negli ultimi due anni) rispetto agli anni precedenti, condizionati dalla pandemia. Le percentuali di soddisfazione oltrepassano stabilmente negli ultimi anni il 95%. Inoltre, è da sottolineare come chi ha svolto un periodo di studio all’estero (riconosciuto dal corso o su iniziativa personale) ha maggiori probabilità di essere occupato a un anno dal conseguimento del titolo rispetto a chi non ha mai svolto un soggiorno all’estero (+7,9%).

 

Rapporto 2025 sulla Condizione occupazionale dei Laureati: principali risultati

In termini occupazionali l’indagine del 2024 restituisce un quadro sostanzialmente positivo, sia per i neolaureati sia per quanti si sono inseriti nei mercati del lavoro da più tempo. In particolare, i dati evidenziano un generale aumento del tasso di occupazione e delle retribuzioni, nonché dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato.
 

OCCUPAZIONE IN AUMENTO, SOPRATTUTTO A UN ANNO

Il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo raggiunge il valore più elevato dell’ultimo decennio, pari a 78,6% sia tra i laureati di primo livello sia tra i laureati di secondo livello (+4,5 e +2,9 punti percentuali rispetto al 2023). A cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione registra variazioni molto contenute, mantenendosi su livelli particolarmente elevati: 92,8% tra i laureati di primo livello (-0,8 punti percentuali rispetto al 2023) e 89,7% tra i laureati di secondo livello (+1,5 punti rispetto al 2023).
 

TIPOLOGIA DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA: AUMENTO DEI CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO

Le forme di lavoro più diffuse, tra i laureati occupati a un anno dal titolo, sono i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (39,5% tra gli occupati di primo livello e 29,8% tra quelli di secondo livello), i contratti a tempo determinato (28,0% e 23,6%, rispettivamente) e i contratti formativi (15,3% e 22,3%, rispettivamente). Svolge invece un’attività in proprio il 10,4% degli occupati di primo livello e l’8,3% degli occupati di secondo livello.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, il contratto a tempo indeterminato riguarda il 73,9% tra i laureati di primo livello e il 54,6% tra quelli di secondo livello. È assunto con un contratto a tempo determinato l’8,4% dei laureati di primo livello e il 13,5% di quelli di secondo livello, mentre i contratti formativi coinvolgono rispettivamente il 4,3% e il 9,4% degli occupati. Le attività in proprio riguardano invece il 7,9% degli occupati di primo livello e ben il 15,2% di quelli di secondo livello.
Il confronto con le rilevazioni degli anni precedenti evidenzia, per entrambi i collettivi presi in esame, l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, sia a uno sia a cinque anni, confermando il trend di progressivo aumento.
 

RETRIBUZIONI IN MIGLIORAMENTO

Dopo il calo registrato negli ultimi due anni, soprattutto a causa dei forti tassi di inflazione, nell’ultimo anno le retribuzioni mensili nette figurano in crescita: a un anno dal titolo sono in media pari a 1.492 euro per i laureati di primo livello e a 1.488 euro per i laureati di secondo livello (+6,9% e 3,1% rispettivamente in termini reali), mentre a cinque anni sono pari a 1.770 euro per i laureati di primo livello e a 1.847 euro per quelli di secondo livello (+2,9% e +3,6% rispettivamente in termini reali). Nonostante ciò, oltre il 30% degli occupati ritiene la propria retribuzione poco o per niente adeguata rispetto alla professione e al ruolo che ricopre.
 

LAVORO ALL’ESTERO: MOTIVI DEL TRASFERIMENTO E IPOTESI DI RIENTRO IN ITALIA

Tra i laureati di secondo livello con cittadinanza italiana, il lavoro all’estero riguarda il 4,1% degli occupati a un anno dalla laurea e il 4,6% degli occupati a cinque anni, con una maggiore propensione da parte degli uomini (4,7% a un anno e 5,6% a cinque anni) rispetto alle donne (3,7% e 3,8%, rispettivamente).
Le retribuzioni medie percepite all’estero sono notevolmente superiori rispetto a quelle degli occupati in Italia: a un anno dalla laurea superano i 2.200 euro mensili netti (+54,2%), a cinque anni sfiorano i 2.900 euro (+61,7%).
I motivi del trasferimento riguardano offerte di lavoro interessanti provenienti dall’estero e la mancanza di opportunità di lavoro adeguate in Italia. La valutazione dell’ipotesi di rientro in Italia rileva una scarsa propensione a tornare in Italia, quanto meno nell’arco dei prossimi cinque anni.
 

SELETTIVITÀ DEI LAUREATI NELLA RICERCA DI UN LAVORO

I risultati dell’indagine di AlmaLaurea confermano la diffusione di un diverso approccio dei laureati nei confronti della ricerca del lavoro che evidenzia una loro maggiore selettività. In particolare, rispetto ai livelli retributivi i laureati sono sempre meno disponibili ad accettare lavori a basso reddito: a un anno dal titolo, tra i laureati di primo e di secondo livello non occupati e in cerca di lavoro, la quota di chi accetterebbe una retribuzione inferiore a 1.250 euro è pari, rispettivamente, al 33,3% e al 26,2%; tali valori risultano in calo, nell’ultimo anno, rispettivamente, di 4,8 e di 6,7 punti percentuali.

 

Comunicato stampa

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