Rapporto 2020 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati

Orientamento 2020. I dati, come riconoscere il corso di laurea giusto, prevenire gli abbandoni e rendere più brillanti le carriere universitarie nel rapporto curato da AlmaDiploma e AlmaLaurea.

Chi prosegue gli studi, chi li abbandona e perché. L’identikit dello studente italiano ambizioso, desideroso di formarsi al meglio, pronto al sacrificio e con lo sguardo rivolto al mondo del lavoro, è tracciato dal Rapporto 2020 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

L’indagine studia un circolo vizioso per capire come trasformarlo in un ciclo virtuoso. Fotografa le scelte formative e lavorative compiute dai diplomati a un anno e a tre anni dal conseguimento del titolo: oltre 88 mila studenti (circa 47 mila del 2018 e 41 mila del 2016) sono stati contattati per una valutazione dell’esperienza scolastica e delle scelte maturate dopo il diploma.

Iscrizione all'Università

Si iscrivono all’università soprattutto i liceali. Questo è il primo dato che emerge in modo palese dal rapporto. Gli studenti del 2018 iscritti all’università, dopo un anno dal diploma, sono il 66,9%: il 51,4% ha optato esclusivamente per lo studio, il 15,5% frequenta l’università lavorando.

La quota di diplomati dediti esclusivamente allo studio universitario è nettamente più elevata tra i liceali (66,4%) rispetto ai diplomati del tecnico (38,6%) e del professionale (19,2%).

Erano già convinti tra i banchi della scuola secondaria di secondo grado di voler fare l’università? Sì. Infatti, l’87,0% dei diplomati del 2018 che avevano dichiarato, alla vigilia dell’Esame di Stato, di volersi iscrivere all’università ha successivamente confermato le proprie intenzioni. È però vero che l’8,3% degli studenti ha poi cambiato idea.

La quota di chi ha rivisto le proprie scelte è più consistente tra i diplomati professionali (24,4%) e tecnici (13,3%) rispetto ai liceali dove la quota dei ripensamenti è praticamente irrilevante (5,2%); i primi due profili, infatti, subito dopo il conseguimento del titolo possono contare su maggiori chance lavorative.

Altro aspetto molto importante è il contesto socio-economico e culturale della famiglia che influenza la scelta di proseguire gli studi. Fra i diplomati del 2018 appartenenti a contesti socio-economici più favoriti, infatti, è nettamente più frequente l’iscrizione all’università (75,1% rispetto al 56,7% dei giovani provenienti da famiglie meno favorite). Anche il titolo di studio dei genitori influenza le scelte formative dei giovani: l’82,2% dei diplomati provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato ha deciso di iscriversi all’università, rispetto al 66,5% tra i giovani i cui genitori sono in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado e al 51,1% di chi proviene da famiglie dove i genitori non sono diplomati.

Abbandoni e cambiamenti di percorso

Ma a un anno dal titolo per il 15,3% dei diplomati la scelta universitaria non si è dimostrata vincente. Fra i diplomati del 2018 che hanno deciso di continuare gli studi (71,7%), infatti, il 6,6% ha deciso di abbandonare l’università fin dal primo anno. Mentre un ulteriore 8,7% è attualmente iscritto all’università ma ha già cambiato ateneo o corso di laurea. Gli abbandoni coinvolgono il 4,6% dei liceali, il 10,5% dei tecnici e il 13,1% dei diplomati professionali. I cambi di ateneo o corso di laurea riguardano il 9,4% dei liceali, l’8,9% dei professionali e il 7,1% dei tecnici.  
 

condizione occupazionale e formativa dei diplomati: dati su abbandoni e cambi di corso
 

Il motivo prevalente del cambiamento di corso o ateneo è legato soprattutto a un’insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate: infatti, tra i diplomati del 2018, il 44,0% dichiara che quelle impartite fino a quel momento non sono risultate interessanti, mentre un ulteriore 4,4% ha trovato il corso troppo difficile. L’8,1%, invece, si dichiara insoddisfatto dell’ateneo scelto.

Da leggere in chiave positiva, invece, il dato del 33,5% per il quale il cambiamento di corso o ateneo è legato alla nuova possibilità di accedere al corso di laurea a cui non era riuscito ad accedere in precedenza. Infine, la restante parte ha scelto di cambiare per motivi personali (4,8%) o per altri motivi (4,3%).

Ruolo dell'orientamento

Per prevenire gli abbandoni e rendere le carriere universitarie più brillanti è, dunque, evidente il ruolo giocato dalle attività di orientamento, soprattutto se ben strutturate. Il percorso AlmaOrièntati è stato ideato da AlmaLaurea proprio con l’obiettivo di rendere disponibile ai giovani uno strumento di ausilio alla scelta universitaria. Le quattro sezioni che compongono il percorso sono state immaginate con l’obiettivo di stimolare una riflessione su molteplici aspetti, quali la conoscenza di sé, il possesso di informazioni sull’università e sul mercato del lavoro, l’offerta formativa universitaria (analizzata a partire dalle materie preferite), le proprie aspirazioni e aspettative sul lavoro ideale. Un approfondimento realizzato sui diplomati del 2017 a un anno dal diploma ha dimostrato che coloro che sono iscritti all’università e hanno seguito il percorso AlmaOrièntati conseguono, a parità di condizioni, un maggior numero di crediti formativi universitari (+1,1) rispetto a coloro che non lo hanno seguito. Tale risultato è significativo in termini statistici e va contestualizzato rispetto al tipo di strumento, che si presta anche per l’auto-compilazione e impegna lo studente per un tempo decisamente limitato.

L’attività di Orientamento è fondamentale già per la scelta del percorso di scuola secondaria di secondo grado, che avviene in un momento molto delicato della vita dello studente. È a questa età che si rischia il circolo vizioso da trasformare in ciclo virtuoso. Molto raramente, infatti, lo studente ha raggiunto a quella età la maturità necessaria per una valutazione pienamente consapevole. La famiglia e gli insegnanti della scuola secondaria di primo grado esercitano dunque un ruolo di fondamentale importanza nella scelta del percorso da compiere.

È, probabilmente, per tali ragioni che alla vigilia del diploma il 55,5% dei diplomati del 2018 dichiara che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso indirizzo/corso nella stessa scuola, mentre il restante 44,3% compierebbe una scelta diversa: il 24,5% dei diplomati cambierebbe sia scuola sia indirizzo, l’11,7% sceglierebbe lo stesso indirizzo ma in un’altra scuola, l’8,1% sceglierebbe un diverso indirizzo nella stessa scuola.

Dopo un anno dal diploma il quadro si modifica leggermente: la quota di intervistati che replicherebbe esattamente il percorso scolastico compiuto sale al 59,8% degli intervistati. Scende pertanto al 39,9% la percentuale di chi varierebbe la propria scelta: in particolare, il 24,8% dei diplomati cambierebbe sia scuola sia indirizzo, il 7,9% sceglierebbe lo stesso indirizzo ma in un’altra scuola, mentre il 7,2% sceglierebbe un diverso indirizzo nella stessa scuola.

I diplomati meno convinti della scelta compiuta a 14 anni risultano quelli degli istituti professionali; tra questi, inoltre, nel corso del primo anno successivo al conseguimento del titolo si acuisce il malcontento rispetto alla scelta compiuta. I diplomati tecnici, e ancora di più i liceali, risultano invece essere tendenzialmente i più appagati dalla scelta compiuta: questo è vero al momento del conseguimento del diploma ma, soprattutto, dopo un anno.
 

condizione occupazionale e formativa dei diplomati: valutazione esperienza scolastica
 

Inserimento nel mercato del lavoro dei diplomati

A un anno dal diploma il 15,5% dei diplomati del 2018 frequenta l’università lavorando, il 20,3% lavora senza proseguire gli studi. A questi si aggiunge il 51,4% che, come già visto all’inizio, ha optato esclusivamente per lo studio. La restante quota, infine, si divide tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (7,2%) e chi invece, per motivi vari (tra cui formazione non universitaria, motivi personali o l’attesa di chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro (5,6%). A un anno, la percentuale di occupati è più elevata per i diplomati professionali (55,4%) e tecnici (44,3%), mentre tocca il minimo tra i liceali (26,3%).

A tre anni dal diploma, lavora, senza contemporaneamente studiare, il 25,7% dei diplomati del 2016, il 20,3% studia e lavora; resta elevata, e pari al 46,5%, la quota di diplomati che risulta iscritto a un corso di laurea. È alla ricerca attiva di un lavoro il 4,9% mentre non cerca lavoro il 2,7%. Anche a tre anni, la quota di occupati è più elevata della media per i diplomati professionali (66,5%) e tecnici (58,3%), mentre tocca il minimo tra i liceali (34,3 %).
 

condizione occupazionale e formativa dei diplomati
 

L’indagine rileva, infine, un altro dato molto interessante per gli “Studenti 4.0”. A un anno dal titolo, tra i diplomati del 2018, il 18,9% di quanti hanno svolto l’alternanza scuola-lavoro (ora percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) è stato successivamente richiamato dall’azienda in cui ha svolto tale attività. Sono soprattutto i diplomati tecnici (27,4%) e professionali (32,6%) ad aver ricevuto una successiva proposta di collaborazione dall’azienda.

Inoltre, tra quanti hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro durante gli studi e risultano occupati a un anno dal diploma, il 32,5% dichiara di lavorare nell’azienda presso cui ha svolto tale esperienza (è il 32,9% tra i tecnici e il 32,0% tra i professionali).

A un anno dal diploma è più diffuso il lavoro non standard (prevalentemente a tempo determinato), mentre a tre anni è più diffuso il contratto a tempo indeterminato. Tra i diplomati del 2018 che, a un anno dal diploma, risultano impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa, la tipologia di attività più diffusa risulta essere il lavoro non standard, che coinvolge il 38,6% degli occupati (in particolare si tratta di contratti alle dipendenze a tempo determinato, che interessano il 29,0% degli occupati). La quota di assunti con contratti formativi è del 30,0%, mentre i contratti a tempo indeterminato riguardano il 15,9%. Degna di nota è la quota, pari al 6,7%, di chi non ha un contratto regolare.

A tre anni dal diploma, tra i diplomati del 2016 dediti solamente al lavoro, i contratti a tempo indeterminato sono la tipologia di lavoro più diffusa e riguardano il 31,7% dei diplomati occupati. Elevata anche la quota di contratti non standard (28,0%) e quella relativa ai contratti formativi (26,8%); la quota di coloro che lavorano senza alcun contratto è pari al 3,0%.

Il lavoro a tempo pieno coinvolge il 46,0% degli occupati a un anno: tale quota sale al 62,6% tra i tecnici e al 63,3% tra i professionali, mentre cala considerevolmente fino al 20,3% tra i liceali (fortemente impegnati negli studi universitari). A tre anni dal diploma il lavoro a tempo pieno è pari al 50,0%; ancora una volta più diffuso fra tecnici (69,8%) e i professionali (67,8%), rispetto ai liceali (22,1%).

A un anno dal diploma la retribuzione media è superiore a 1.100 euro; sale a oltre 1.250 euro a tre anni. I diplomati del 2018 che lavorano a tempo pieno (senza essere contemporaneamente impegnati nello studio universitario) guadagnano in media, a un anno dal diploma, 1.125 euro mensili netti. A tre anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta, dei diplomati del 2016, è pari in media a 1.262 euro.
 

condizione occupazionale e formativa dei diplomati: retribuzione
 

I diplomati sono generalmente soddisfatti del lavoro svolto. La soddisfazione registrata per il lavoro è in generale abbastanza elevata (media pari a 8,7, su una scala 1-10, per i diplomati del 2018 a un anno e a 7,3 per quelli del 2016 a tre anni).

 

Per maggiori approfondimenti seguono:

I DIPLOMATI E LO STUDIO

I DIPLOMATI E IL LAVORO